Il Dilemma della Carnivora
Ci ho provato, e una volta ha anche fiorito. Ma per la venere acchiappamosche non sono portata. Una pagina Wikipedia raccoglie i motivi per cui potremmo essere la causa della lenta agonia della nostra venere in una lunga lista, e mi consola scoprire di non essere l’unica ad avere una relazione travagliata con questa pianta.
Per la verità, anche in natura l’acchiappamosche non se la cava benissimo. Unica nel suo genere (letteralmente, unica specie del suo genere), c’è solo un posto al mondo dove la venere riesce a crescere spontaneamente, un’area paludosa di meno di mille chilometri attorno alla Green Swamp, in North Carolina. E anche qui le cose non si stanno mettendo bene.
Da qualche anno le acchiappamosche spariscono a migliaia, e in questo caso non è la quantità d’acqua o di luce o la qualità del terreno a decimarle, ma un sistema di bracconaggio che alimenta un fiorente mercato nero. Se vi piacciono i gialli, la puntata Dropping Like Flies del podcast Criminal, vi porta tra le paludi della costa orientale degli Stati Uniti per fare luce su queste misteriose sparizioni. I compratori finali sono tanti e in gran parte ignoti, ma tra questi c’è un’azienda (no, il link non lo metto) che per diverse centinaia di dollari vende estratti e succhi di acchiappamosche. Secondo il proprietario, fedelissimo seguace di un tale Dr. Keller, e senza nessuna evidenza scientifica a supporto, questi estratti avrebbero straordinari poteri curativi contro una vasta gamma di malattie.
Il Dilemma dell’Acchiappamosche
Ma non è tutto. Oltre ai sedicenti guaritori, l’acchiappamosche deve affrontare un problema più fondamentale, di natura quasi esistenziale. Come pianta carnivora, la venere integra la sua dieta catturando ragni e insetti. Non potrei spiegare come funzionano le sue trappole a tagliola meglio di quanto abbia fatto Sir David Attenborough in questo documentario della BBC:
Dal documentario Life – Plants, 2009. Per non rischiare di far scattare le sue trappole a vuoto, la venere acchiappamosche (Dionaea muscipula) ha messo a punto un sistema di sicurezza. Ciascun lobo delle sue trappole è dotato di tre peli che funzionano da sensori. Toccarne uno non basta a far scattare la tagliola, ma se un secondo tocco avviene entro venti secondi, la trappola si chiude. Ogni movimento della preda che tenta di liberarsi non fa altro che stimolare ulteriormente la trappola.
Ragni e insetti per la venere non sono solo gustosi spuntini. La pianta dipende da loro anche per riprodursi perché spostandosi da un fiore all’altro trasportano il polline. “Che faccio con questo insetto? Me lo mangio o lo lascio vivere che potrebbe tornarmi utile?” si chiede un’acchiappamosche tormentata dal dilemma.
Ovviamente nessuna pianta si è mai posta questa domanda, ma il ripetersi delle interazioni tra piante e insetti, per milioni di volte nel corso dell’evoluzione, deve necessariamente aver trovato una soluzione al dilemma. Se così non fosse, la venere sarebbe già estinta, colpevole di aver divorato tutti i propri impollinatori. Il conflitto preda-impollinatore è stato descritto per la prima volta trent’anni fa. Ma solo quest’anno un gruppo di ricercatori, proprio in North Carolina, ha deciso di mettersi a fare due conti.
Hanno raccolto centinaia di ragni e insetti che erano stati catturati dalle trappole delle acchiappamosche o che erano posati sui suoi fiori. E hanno notato che la sovrapposizione tra i due gruppi è minima: gli insetti che visitano i fiori, e che quindi potrebbero portare il polline, non finiscono praticamente mai nelle trappole. Così, mentre la coloratissima e metallizzata ape Augochlorella gratiosa è un efficiente impollinatore che non viene mai mangiato, i ragni sono le prede più comuni e non trasportano mai il polline.

L’acchiappamosche è riuscita a evitare il conflitto separando in modo netto le comunità di invertebrati preda e impollinatori. Ma come ha fatto? Secondo i ricercatori, allontanando i fiori dalle trappole. Sbocciando su un lungo stelo a più di venti centimetri da terra dove le trappole sono innescate, vengono raggiunti principalmente da insetti capaci di volare. Quelli che camminano sul terreno possono finire facilmente in trappola, ma di rado riescono ad arrivare fino ai fiori.
Anche l’aspetto, il colore e l’odore che differenziano le due parti della pianta potrebbero attrarre insetti dai gusti diversi sui fiori e sulle trappole. Resta comunque da capire quale sia la storia evolutiva di questo strategia. La selezione naturale ha agito sugli insetti? In questo caso le specie che visitavano sia fiori che trappole e favorivano la riproduzione dei propri predatori sarebbero sparite. Oppure sulle piante, favorendo quelle che meglio riuscivano a distinguere i due gruppi di insetti?
Copertina: Peter Shanks, Flickr – CC BY 2.0
Foto: Fiore, GIF – Wikimedia Commons – CC BY-SA 3.0
Fonti e letture:
– E. Youngsteadt et al. (2018) Venus Flytrap Rarely Traps Its Pollinators. The American Naturalist DOI: https://doi.org/10.1086/696124
– Come le Piante Sono Diventate Carnivore, su questo blog