Quanto Costa Mangiare?
L’affitto, le bollette, l’assicurazione, il canone. Tutte spese che ciascuno di noi deve affrontare più o meno volentieri. Ma ce n’è una che più di tutte, forse anche più di avere un tetto sopra la testa, è necessaria a soddisfare il nostri bisogni più essenziali; è quella che facciamo per comprarci da mangiare.
Ho trovato dei dati interessanti pubblicati dall’USDA – United State Department of Agriculture – e ho deciso di condividerli con voi perché possiate esplorarli in questa mappa. I dati si riferiscono al 2014 e non sono completi perché prendono in considerazione solo 86 dei paesi del mondo, e buona parte dell’Africa non è coperta. Il messaggio però mi sembra assolutamente evidente.
Nella mappa, i paesi colorati di blu sono quelli in cui una porzione più rilevante del totale delle spese che le persone devono affrontare vengono destinati all’acquisto di cibo. Al contrario, i paesi più chiari sono quelli in cui le spese per i beni alimentari costituiscono solo una piccola parte delle spese totali.
Con poche eccezioni, la proporzione delle spese destinate al cibo diminuisce proporzionalmente al benessere economico del paese. Le spese alimentari hanno un impatto maggiore in Asia e in Sud America rispetto all’Europa, l’Australia e il Nord America, e tra i pochi dati disponibili per il continente africano troviamo i record negativi di questa classifica: in Nigeria, Camerun e Kenya circa la metà dei soldi che le persone spendono servono a comprare da mangiare.
Al capo opposto della classifica troviamo Stati Uniti, Canada, Svizzera e Australia, dove meno di un dollaro (o franco) su dieci vene speso per l’acquisto di cibo. Questo implica altri nove su dieci sono invece spesi per acquistare beni non di prima necessità, e fa delle spese alimentari una voce marginale nei bilancio delle famiglie di questi paesi.
L’Italia si piazza al ventitreesimo posto, dopo quasi tutti i paesi dell’Europa occidentale. Nel nostro paese più del 14% delle spese sono destinate al cibo. Questo dato è sicuramente dovuto al fatto che, se si tiene conto del reddito medio e del costo della vita, il potere d’acquisto degli italiani è più basso rispetto a quello di altri europei. Ci sono però anche da tenere presente il nostro amore per il cibo, la nostra cultura culinaria e l’enorme varietà di prodotti tipici e tradizioni legate all’alimentazione. Forse più spesso di quanto crediamo, tutto questo ci porta a spendere qualcosina in più per mangiare bene rispetto a quanto accade in altri paesi come ad esempio l’Olanda, dove – giuro – alla domanda: « Tra tutti i tipi di formaggio gouda che avete, qual’è il tuo preferito?», mi sono sentita rispondere: « Il meno caro ».
Campanilismo e pregiudizi a parte, quello che questi dati ci dicono è che se da noi, in media, sfamarci non rappresenta una grave incombenza economica e possiamo dedicare i nostri risparmi all’acquisto di beni non essenziali, esistono zone del mondo dove comprare da mangiare è ancora la prima voce nei bilanci delle famiglie. E visto che evitare di mangiare non si può, saranno altri i beni a cui si dovrà rinunciare.
Fonte:
USDA, Food expenditures, 2014