Le piante sono laboratori di biochimica che hanno testato la tossicità dei propri prodotti nel corso di milioni di anni di evoluzione. Incapaci di spostarsi, la strategia che i vegetali hanno scelto per difendersi dai loro predatori è quella di produrre sostanze velenose e immagazzinarle nei propri tessuti.
Alcune hanno un sapore o un odore sgradevole, con un effetto repellente sugli animali che le mangiano. Altre sono irritanti o tossiche ad alte concentrazioni, ma alcune possono essere letali per animali di grossa taglia -come noi umani- anche a piccole dosi.
Alcune piante distribuiscono i veleni in tutto il proprio corpo, altre li confinano in particolari organi. Le foglie sono spesso tossiche, perché non è mai vantaggioso per una pianta vedere i propri pannelli solari distrutti da un erbivoro affamato. Al contrario i frutti sono spesso privi di tossine, e anzi hanno colori, profumi e sostanze zuccherine molto invitanti per gli animali. Al loro interno celano però un seme -la futura generazione- che la pianta madre protegge con una dura scorza e un’abbondante dose di sostanze letali. Un tacito patto che molte piante fanno con gli animali: «Mangia e sfamati pure con i miei frutti. In cambio, disperderai i miei semi senza danneggiarli, perchè in caso contrario te ne pentirai».
In questa galleria cerco di dare un “volto” ad alcune delle innumerevoli piante velenose che sono entrate nella storia per la loro capacità di uccidere, che sono comuni nei nostri giardini o che, seppur tossiche, se gestite e dosate correttamente possono essere usate come farmaci.
Oleandro
Nerium oleander – Molto comune nelle aree mediterranee, contiene sostanze tossiche in tutte le sue parti. Una di queste, l’oleandrina, interferisce con la normale attività delle cellule muscolari del cuore e provoca gravi problemi cardiaci.
Belladonna
Atropa belladonna – Prende il nome dalla sua capacità di fare dilatare le pupille, cosa che, secondo alcuni, rende più seducenti le donne che la consumano. Gli effetti di un sovradosaggio possono essere letali, perché l’atropina e la scopolamina presenti nella belladonna provocano allucinazioni e possono portare alla morte per arresto respiratorio.
Tasso
Taxus baccata – La tossicità di questo albero è dovuta alla tassina, un mix di alcaloidi che bloccano i canali ionici delle cellule e possono portare alla morte per paralisi. Le foglie e i semi della pianta contengono queste sostanze, mentre l’invitante polpa rossa dei frutti ne è priva. Gli uccelli attratti dal colore delle bacche le mangiano evitando di danneggiare il seme che potrebbe rilasciare le tossine letali, e lo disperdono ancora integro.
Rododendro
Rhododendron luteum/ponticum – Alcune specie sono velenose perché contengono graianotossina nel nettare e nel polline. Questa proprietà è stata scoperta in tempi antichi a seguito di intossicazioni accidentali avvenute in seguito all’ingestione di miele prodotto da fiori di rododendro, oggi conosciuto come mad honey.
Tabacco
Nicotiana tabacum – È difficile raggiungere l’overdose da nicotina, ma ogni fumatore conosce gli effetti sul sistema nervoso di qualche sigaretta di troppo. Possiamo quindi intuire l’elevata tossicità di questa pianta su animali di taglia molto più piccola della nostra.
Ricino
Ricinus communis – L’olio di ricino è ricordato per le brutali pratiche che ne prevedevano l’uso in epoca fascista contro i dissidenti politici. L’olio è estratto dai semi e contiene un acido grasso, l’acido ricinoleico, che ha effetti lassativi e può portare alla morte per disidratazione. I semi interi, prima che ne venga estratto l’olio, sono ancora più pericolosi perché contengono ricina, una proteina che blocca i ribosomi e alla morte delle cellule. I sintomi da intossicazione possono protrarsi per giorni, e l’ingestione di poche decine di semi può essere letale.
Stramonio
Datura stramonium – Tristemente noto per il suo impiego in casi di suicidio e omicidio in tempi antichi e moderni. Tutte le parti della pianta, e specialmente i fiori e i semi, contengono alcaloidi tossici. Tra questi ci sono la scopolamina e l’atropina (che si trova anche nella belladonna), sostanze anticolinergiche che provocano delirio.
Papavero da oppio
Papaver somniferum – Quando la capsula in cui si formano i semi viene incisa, ne inizia a colare un denso lattice biancastro ricco di decine di diversi alcaloidi, che fanno parte generalmente del gruppo degli oppiacei. Tra questi, i principali sono la morfina e la codeina. Sono entrambi tossici, ma abbiamo imparato a utilizzarli in medicina come potenti analgesici.
Mandragola
Mandragora officinarum – La parte più interessante di questa pianta si trova sotto terra. Le radici carnose e spesso biforcate assomigliano a delle gambe umane e contengono un mix di alcaloidi velenosi simile a quelli della belladonna. Per la sua forma e la sua capacità di indurre allucinazioni la mandragora è divenuta un essere leggendario a cavallo tra il mondo vegetale e quello animale.
Peyote
Lophophora williamsii – Originario dei deserti dell’attuale Messico, questo cactus contiene mescalina, che produce allucinazioni e esperienze psichedeliche in chi lo consuma. Veniva usato dai nativi americani per le sue proprietà psicoattive a partire da 9000 anni fa.
Cicuta
Conium maculatum – Può essere scambiata col prezzemolo, ma ha un odore molto sgradevole e contiene diversi alcaloidi tossici. Tra questi la coniina, una neurotossina che porta alla paralisi dell’apparato respiratorio. Platone racconta che fu un infuso di cicuta a uccidere Socrate condannato a morte.
Mandorle amare
Prunus dulcis – Così come la parte interna dei noccioli di pesche e albicocche, le mandorle amare contengono amigdalina. Questa è la sostanza che conferisce il sapore agli amaretti, ma se consumata in grande quantità può essere pericolosa perché quando digerita produce cianuro. Le mandorle dolci sono state selezionate per non produrre questa sostanza, e quindi non essere tossiche.
Ortensia
Genere Hydrangea – Molto comune nei giardini come pianta ornamentale, tutte le parti delle ortensie contengono glicosidi cianogenici che, come l’amigdalina delle mandorle amare, rilasciano cianuro.
Eucalipto
Genere Eucalyptus – Originario dell’Australia, l’eucalipto è coltivato in tutto il mondo come materia prima per la produzione di carta. L‘olio essenziale aromatico che produce è repellente per gli insetti e tossico per l’uomo se ingerito in piccole quantità. Inoltre, questo albero rilascia delle sostanze nel terreno che inibiscono la crescita di altre piante nelle sue vicinanze.
Digitale
Digitalis purpurea – Contiene digitossina, un glicoside cardiaco che può portare ad aritmie e arresto cardiocircolatorio. Se ne conosce un uso terapeutico: a dose adeguate può essere efficace nei casi di insufficienza cardiaca.
Ortica
Urtica dioica – Possiede dei peli, chiamati tricomi, che rilasciano un liquido irritante quando vengono toccati. Tra le varie tossine, il liquido contiene istamina, una sostanza che l’uomo produce nel corso delle risposte infiammatorie.
Falso elleboro
Genere Veratrum – Le radici sono particolarmente ricche di alcaloidi steroidei come la veratrina che agisce come neurotossico. I casi di intossicazione sono trattati anche con l’atropina estratta dalla belladonna. Il veratro contiene inoltre composti teratogeni come la ciclopina, che causa lo sviluppo di embrioni con un solo occhio. Anche il “vero elleboro” appartenente al genere Helleborus è velenoso perchè contiene tossine come la protoanemonina.
Noce moscata
Myristica fragrans – Le quantità che si assumono con la dieta sono di solito tanto piccole da non farci correre alcun pericolo. Dosi più abbondanti possono però essere pericolose perché la combinazione di miristicina e elemicina ha conseguenze sulla funzionalità del sistema nervoso.
4 thoughts on “Non Mangiare quella Pianta – Veleni dal Mondo Vegetale”
conoscevo come velenose le piante indicate, ma mi sono stupita per quanto riguarda l’ortica che abbiamo usato per frittate e minestre, forse aumentando o causando stati infiammatori.
Marisa, hai ragione, l’ortica si può mangiare. Andrebbe messa nella categoria ‘Non toccare quella pianta’.
Quando è cotta non dà nessun problema, e ho anche sentito di chi la mangia cruda dopo averla toccata un po’ con un foglio di carta assorbente per farle rilasciare il veleno.
Quindi frittate, minestre e risotti di ortica vanno benissimo!
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conoscevo come velenose le piante indicate, ma mi sono stupita per quanto riguarda l’ortica che abbiamo usato per frittate e minestre, forse aumentando o causando stati infiammatori.
Marisa, hai ragione, l’ortica si può mangiare. Andrebbe messa nella categoria ‘Non toccare quella pianta’.
Quando è cotta non dà nessun problema, e ho anche sentito di chi la mangia cruda dopo averla toccata un po’ con un foglio di carta assorbente per farle rilasciare il veleno.
Quindi frittate, minestre e risotti di ortica vanno benissimo!