Conservazione delle piante: una questione spinosa
Quando si parla di specie a rischio di estinzione si pensa al panda, al rinoceronte e all’orangutan. Ai più informati verranno in mente, oltre ai grandi mammiferi, anche gli anfibi e le migliaia di specie di insetti e piante che vanno perdute con la deforestazione in ambienti tropicali, magari ancora prima che siano scoperte. In pochi però pensano agli ambienti aridi, i quali ospitano una grande biodiversità minacciata dalle attività umane quanto quella di altre regioni del nostro pianeta. È quello che viene messo in luce da uno studio pubblicato questa settimana su Nature Plants, che ha analizzato lo stato di conservazione di una delle famiglie vegetali più carismatiche, molto presenti nelle nostre case per il loro aspetto insolito e il ridottissimo bisogno di attenzioni: i cactus.
Piante spinose. Quelle che vengono comunemente chiamate cactus sono piante della famiglia delle Cactaceae adatte alla vita in ambienti aridi e caldi grazie a caratteristiche fisiologiche e anatomiche atte a ridurre al minimo il consumo di acqua. Molte specie hanno perso le foglie, che si sono trasformate in spine protettive, e affidano il processo fotosintetico ai fusti che sono diventati verdi e succulenti. Tutte le specie di cactus (eccetto una – il cactus vischio, Rhipsalis baccifera) sono originarie del continente americano. I maggiori centri di diversità per questa famiglia, cioè le zone dove sono presenti il maggior numero di specie, sono il deserto del Chihuahua in Messico, la Bolivia meridionale e il Brasile.
Le minacce. Secondo le rilevazioni di Goettsch e colleghi, che hanno analizzato lo stato di conservazione delle 1478 specie appartenenti a questa famiglia, quasi una specie di cactus su tre è a rischio di estinzione. Le principali minacce per la sopravvivenza dei cactus sono dirette conseguenze delle attività umane sugli ecosistemi, in particolare quelle legate alla conversione di zone naturali in terreni agricoli. Per esempio, le sole piantagioni di eucalipto nel Brasile meridionale mettono a rischio 27 diverse specie di cactus, la cui disponibilità di luce e possibilità impollinazione sono limitate dalla spessa lettiera di foglie. In altre zone uno dei maggiori fattori di rischio per i cactus è rappresentato dalle attività minerarie: specie come Arthrocereus glaziovii e Coleocephalocereus purpureus crescono unicamente su formazioni rocciose ricche in ferro, particolarmente ricercate per le attività estrattive. Il rischio di estinzione della metà delle specie di cactus minacciate è poi da attribuirsi alla raccolta indiscriminata di esemplari in natura. Non mancano esempi di piante raccolte per il consumo umano e animale o per essere impiegate nella medicina tradizionale, ma nella maggior parte dei casi sono destinate all’orticoltura. Sin dalla scoperta da parte degli europei, i cactus sono stati considerati come preziosi oggetti da collezione, per la loro rarità e l’imprevedibile bellezza dei loro fiori. Questa passione ha alimentato un intenso traffico internazionale, spesso illegale, che sta gravemente minacciando l’esistenza di molte specie di cactus in natura al punto da rendere necessario l’inserimento dell’intera famiglia nel CITES, la convenzione sul commercio internazionale delle specie minacciate di estinzione. In alcuni casi, come quello del cactus Mammillaria luethyi, la località in cui queste piante crescono in natura è tenuta segreta per prevenire la raccolta illegale.

Piante, queste sconosciute. Considerata l’importanza delle piante per il mantenimento della biodiversità di altri gruppi di viventi e per le loro funzioni essenziali in molti ecosistemi, sorprende constatare che ad oggi solo il 6% delle trecentomila specie vegetali siano state valutate secondo i criteri della Red List e che pertanto lo stato di conservazione della maggior parte delle piante sul nostro pianeta sia sconosciuto. Nonostante la percentuale di piante valutate sia molto piccola, queste rappresentano la metà, tra tutti i regni dei viventi, di quelle che sono considerate a rischio di estinzione. Per rispondere a questa mancanza la CBD (Convention on Biological Diversity) ha varato il programma Global Strategy for Plant Conservation, il cui obiettivo è determinare le condizioni di vulnerabilità di tutte le specie vegetali conosciute entro il 2020. Le valutazioni di Goettsch e colleghi basate sulla loro esperienza nella valutazione dei cactus, indicano che una persona che si dedichi a tempo pieno a questo tipo di indagini può valutare lo stato di conservazione di 363 specie ogni anno. Per raggiungere l’obiettivo fissato per il 2020 sarà necessario il lavoro di 157 persone per 5 anni, per un costo totale di 47 milioni di dollari.Dopo le cicadacee, gli anfibi, i coralli e le conifere, i cactus sono, tra quelli valutati, il gruppo tassonomico con la più alta percentuale di specie minacciate. Le quasi 500 specie di cactus a rischio di estinzione identificate in questo studio sono state inserite nella Red List dell’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN). Questa organizzazione si occupa dal 1948 della definizione dei criteri con i quali valutare le minacce delle specie viventi, tra cui ad esempio il numero complessivo di individui, la suddivisione in popolazioni isolate, la distribuzione geografica e le dinamiche riproduttive tipiche di ciascuna specie. La Red List è continuamente aggiornata e implementata con nuovi dati ottenuti tramite studi e rilevazioni recenti, che come nel caso dei cactus, potranno aiutare a pianificare gli interventi di protezione e conservazione.
Siamo disposti a fare questo investimento per conoscere il nostro impatto sulla natura e avere gli strumenti necessari a proteggere il pianeta?
Fonti:
Goettsch, B., Hilton-Taylor, C., Cruz-Piñón, G., Duffy, J., Frances, A., Hernández, H., & Inger, R. (2015). High proportion of cactus species threatened with extinction Nature Plants, 1 (10) DOI: 10.1038/nplants.2015.142
Foto:
Pixabay, Alice Breda, Wikimedia Commons
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