Piccante elisir di lunga vita

Fresco o secco. Verde, rosso o giallo. Lo ami o lo odi, ma il peperoncino è una delle spezie più diffuse e consumate al mondo. È originario dell’America centrale, probabilmente della regione della moderna Oaxaca, in Messico, dove veniva consumato già a partire da 7500 anni fa. Si è rapidamente diffuso in tutti i continenti da quando Cristoforo Colombo ne riportò qualcuno dal suo primo viaggio nelle Americhe, ed ora è una componente essenziale di molte ricette tradizionali asiatiche, africane e mediterranee. Pensiamo ai curry indiani e tailandesi, all’harissa tunisina, ai mole e chili con carne messicani e, per rimanere in Italia, alla ‘nduja e alla pasta alla puttanesca.

La piccantezza del peperoncino è dovuta alla presenza di una sostanza chiamata capsaicina che prende il nome dal genere Capsicum a cui appartengono le specie di peperoncino coltivate. Queste sostanze sono prodotte dalle piante e accumulate nei frutti (nella placenta più che nei semi, al contrario di quanto si crede), per proteggersi dall’attacco di funghi patogeni e animali erbivori. E sembra che questa strategia abbia funzionato piuttosto bene con tutte le specie di mammiferi tranne una: la nostra, l’unica che ha sviluppato un gusto particolare per i cibi piccanti.

C’è chi sostiene che il piacere nel mangiare peperoncino sia dovuto alla sua capacità di farci provare sensazioni forti in maniera ‘controllata’, un po’ come andare sulle montagne russe. Teorie psicologiche a parte, la capacità di apprezzare la piccantezza si è probabilmente sviluppata grazie ai benefici apportati dall’introduzione del peperoncino nella dieta. Come molte altre spezie, i peperoncini hanno una forte attività antimicrobica. Sono in grado di uccidere o limitare la crescita di un gran numero di specie batteriche e fungine responsabili del deterioramento dei cibi e dei disturbi gastrointestinali legati al consumo di cibi contaminati. Questa proprietà del peperoncino è simile a quella di altre spezie quali i chiodi di garofano, l’alloro, il cumino, il rosmarino, la maggiorana e la senape. Non a caso si osserva una stretta correlazione tra la quantità di spezie consumate e la temperatura media di una certa regione: dove fa più caldo, e dove i cibi non refrigerati possono andare a male più velocemente, si mangia più speziato e più piccante.

Quanto piccante
Mappa di Mattia Cugini Fonte dati FAOSTAT, 2011

Ma i benefici del consumo del peperoncino non finiscono qui; uno studio dell’Università di Pechino pubblicato questa settimana (4 agosto 2015) su The BMJ suggerisce che un consumo frequente di cibi piccanti sia collegato ad una ridotta mortalità. Quasi 500’000 persone sono state seguite per un periodo di circa 7 anni, e si è osservato che chi mangiava piccante tre o più volte alla settimana era soggetto ad una mortalità del 14% più bassa rispetto a chi che non lo mangiava. Non è stato definito un meccanismo fisiologico o molecolare per cui questo avvenga, ma gli autori propongono un ruolo per la capsaicina, che oltre alle proprietà antimicrobiche funziona da agente antiossidante, antinfiammatorio e antitumorale. Sono da tenere in considerazione anche altri componenti bioattivi dei peperoncini come le vitamine C, A, K e B6 che sono più abbondanti nei peperoncini freschi, che in questo studio risultavano associati ad una maggiore incidenza di diverse malattie più di quelli essiccati. Gli autori stessi però ci invitano a prendere con le pinze i loro risultati e a non considerarli come raccomandazioni dietetiche. Gli amanti del piccante potrebbero avere abitudini alimentari e stili  di vita diversi da coloro che non consumano peperoncino regolarmente. È quindi troppo presto per stabilire una relazione di causalità tra l’uso del piccante e la mortalità, ma si tratta certamente di un ambito di ricerca interessante e promettente.

Bibliografia:

ResearchBlogging.org

– Lv, J., Qi, L., Yu, C., Yang, L., Guo, Y., Chen, Y., Bian, Z., Sun, D., Du, J., Ge, P., Tang, Z., Hou, W., Li, Y., Chen, J., Chen, Z., & Li, L. (2015). Consumption of spicy foods and total and cause specific mortality: population based cohort study BMJ DOI: 10.1136/bmj.h3942
– Sherman, P., & Billing, J. (1999). Darwinian Gastronomy: Why We Use Spices BioScience, 49 (6) DOI: 10.2307/1313553

Foto:
Bart Speelman, CC BY 2.0

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